i bambini che passano

Due facce la medesima medaglia, la prima.

Le bambine e i bambini "che passano". spesso li definiamo così, tra di noi diciamo che passano, che dal nido passano alla scuola dell'infanzia, dalla scuola dell'infanzia alla scuola primaria e via andare.
Che passano. non ho mai pensato più che tanto all'espressione "che passano". 
E' bellissima, forse poco tecnica un po' gergale ma per me splendida. 
Che passano, che vanno oltre, li vedo volgere lo sguardo verso di noi sorridere e andare. 
Che passano ha un suo dinamismo, c'è  movimento.  ma perchè i bambini passino e accedano ad altri ordini scolastici hanno bisogno di adulti che li sostengano e dicano loro che ce la faranno, anche in questo momento, anzi forse soprattutto dopo questo periodo. I bambini che hanno resistito ad un lungo tempo di chiusura, in casa o al massimo nel perimetro limitato di casa, hanno dato prova di tenuta, hanno imparato ad incontrare educatori ed insegnanti attraverso tablet, pc e smartphone, hanno imparato a gestirsi in spazi piccoli e ridotti rispetto a quelli di gioco ed esperienze conosciuti all'interno di nidi e scuole dell'infanzia, hanno dovuto dividere i loro genitori con lo smartworking  e con la pressione e i pensieri a cui spesso gli adulti sono stati sottoposti. 
Hanno imparato a vivere il proprio ambiente domestico, a ritagliarsi spazi e tempi infinitesimali e hanno fatto esperienze di vita e di tempi lunghi, corti, disorientanti. (il tempo divenuto disorientante lo abbiamo sperimentato tutti quanti, quante volte ci siamo chiesti "oggi che giorno è?", "da quanto tempo siamo a casa?")

*

In questi giorni mi sento chiedere:  ma come faranno i nostri figli ad andare in prima il prossimo anno? Hanno perso gli ultimi mesi di scuola, i più importanti quelli dove impari tante cose utili per poi affrontare la scuola primaria. Saranno abbastanza pronti? non è che dobbiamo, noi genitori, metterci a fargli fare cose specifiche?


Vi prego no, ci mancherebbe anche che ci mettessimo a far fare schede, esercizi e attività simil scolastiche presi dall'ansia di prestazione per il passaggio. 
La prospettiva è molto diversa: innanzitutto non è affatto vero che gli ultimi mesi di nido o di scuola dell'infanzia sono i più importanti, sono sì importanti ma sono il derivato di un'esperienza educativa molto più lunga e articolata in tre anni. E' indubbio che questo tempo sia importante per concludere un anno e per salutarci, ma questo potremo comunque farlo anche più avanti. 
I bambini passano e molto spesso amano anche ritornare, per raccontare le nuove avventure, per salutare, per sentirsi grandi. 
Abbiamo bisogno di investire sui bambini, di lavorare sul rinforzo identitario e di conoscenza. Lavorare sul patrimonio di saperi e di vita che in questi anni hanno costruito e vissuto, e pensare che questo tempo di intimità con i cari possa rappresentare l'occasione per un rifornimento di quotidianità densa da recuperare anche più avanti, quando si riprenderà a lavorare, a frequentare la scuola, a fare sport musica e altro.Quando la giornata tornerà ad essere piena. Avremo molti più ricordi da condividere come famiglie perchè in questo tempo vissuto assieme abbiamo costruito memorie uniche. 
I bambini che passano saranno pronti anche a non sentirsi completamente pronti, saranno curiosi, desiderosi di imparare perchè consapevoli del loro valore e di ciò che sono e che hanno costruito sino ad ora. I bambini che passano ci chiedono, credo, di essere adulti all'altezza della situazione e non possono pensare di doverci rassicurare e confortare sul fatto che ce la faranno. Non possono dirci "state tranquilli ce la faremo" e non vorrei proprio pensare che ce ne fosse bisogno. Ma a volte sento adulti molto preoccupati di quello che verrà quasi che si facesse fatica a riconoscere il lungo percorso fatto dai bambini stessi.
**

L'altra faccia della medaglia.

Investire su di loro e pensare che siano assolutamente attrezzati per il futuro non ci deve mettere nella posizione contraria, quella del tanto i bambini passano! 
Ecco questa è una posizione mi sembra molto presente, che dimentica l'infanzia e che pensa che comunque i bambini hanno tanto tempo davanti per recuperare e riprendersi. 

E' come se magicamente, si tirasse fuori dal cilindro, questa cosa che i bambini comunque ci saltano fuori a seconda di quanto ci fa comodo. 

Possiamo pensare che siano tra i soggetti, oltre agli anziani, che possono pagare di più. 
I primi perchè comunque possono godere di una quota di vita ancora molto ampia per cui poi tanto avranno tempo, i secondi perchè non hanno più tanto tempo di vita a disposizione quindi va tutelata quella finestra molto piccola di tempo in prospettiva. 
Insomma questa linea della vita viene tirata e stiracchiata da una parte e dall'altra a seconda di posizioni che si rifanno a ragioni e argomenti eterodefiniti.

Ecco allora che si i bambini che passano andranno oltre, avanti e ci auguriamo abbiano la possibilità di conquistare conoscenze, coltivare passioni, curare relazioni e nel passare possano diventare persone migliori di noi, che saremo ricordati - tra le altre cose - per averli dimenticati.....
.....o per essere onesti, per non averli considerati, perchè per ragionare di infanzia servono competenze risorse ed energie. Ed è roba per pochi, pochissimissimi.
Ahimè.

è più facile incontrare fuori animali di ogni tipo che bambini
** ricordi dei tempi andati

Commenti

  1. Grazie Laura,per aver risposto a domande che mi tormentavano da settimane,come mamma di due bimbi che passano e come insegnante.Grazie perché sai sempre parlare ai cuori,anche a quelli inquieti!

    RispondiElimina

Posta un commento