Sai cambiare le cerniere? in educazione potrebbe esserti utile.


Da bambina mia madre mi iscrisse ad una scuola di ricamo. 
Io, mia sorella e le mie cugine un pomeriggio alla settimana andavamo a piedi a casa della maestra Ida ad imparare l'arte del ricamo. Avremo avuto tra i 9 e i 12 anni e ripensandoci non era una cosa che ci pesava. Forse perchè andavamo assieme, forse perchè andavamo a piedi da sole, sen'zaltro per il fascino della casa che ci accoglieva e di sicuro per la maestra Ida. 
La classica Maestra con la M maiuscola, dolce, accogliente dal viso buono e rassicurante. 
Nessuna di noi ha mai pensato di mettere in discussione una sua parola, un suo suggerimento un suo invito. 
Tutto parlava di quel fascino e di quella dedizione all'infanzia incredible a cui lei aveva votato la sua vita. 
La maestra Ida era infatti Signorina.  

Nella mia vita ho incontrato due di queste persone, la maestra Ida e la maestra Loretta e ancora le penso. Le ho in mente con lucidità poetica; le mie Maestre, per dirla con un termine preso a prestito da Calvino e a me molto caro, icastiche - memorabili. Ricordo quei pomeriggi con affetto, imparavamo con pazienza alcuni semplici punti del ricamo e l'orlo a giorno, avevamo tra le dita fili, aghi e tessuti differenti.
Era il tempo del tea in vero stile british, scherzavamo tra di noi e imparavamo la grammatica della buona educazione. Non so quanto questa frequentazione fosse legata al fatto che eravamo tutte femmine, di sicuro il genere ha inciso, ma non credo tanto perchè poi essendo cresciuta in una segheria ho imparato anche a piantare chiodi, a smerigliare, a far funzionare una sega circolare, a riconoscere alcune essenze di legno, a smacchiarmi dalla resina e a tuffarmi nei trucioli. 
Ho ancora alcuni manufatti di allora, l'asciugamano in lino con l'orlo a giorno, il fazzoletto con la mia iniziale, il cuscino con il pizzo;  e poi miriadi di tele aida a testimonianza del periodo mezzo punto e punto croce. 




Quegli incontri pomeridiani mi hanno insegnato la precisione, la pazienza, il fare e il disfare, la postura, il piacere del tempo trascorso assieme. Tutte competenze ad oggi utili e necessarie al mio lavoro e al mio essere. 
Ma quando c'era bisogno di sostituire una cerniera interveniva mia madre perchè il lavoro era molto più complesso, richiedeva una manualità maggiore, bisognava scucire, sfilare, trovare la cerniera giusta, infilare far scivolare e ricucire. 
Le cerniere dei jeans sono sempre state le più complesse dato il tessuto più robusto, a volte rigido, o quelle dei giacconi data la dimensione, la misura e la delicatezza dell'operazione che doveva risultare impeccabile. 
Solo una volta non fu possibile sostituire la cerniera perchè il tessuto "blisgava troppo", forma dialettale per dire che scappava, scivolava..... e allora mia madre mise degli alamari...

che non chiusero mai come una cerniera, ma tenevano comunque insieme i lembi. 

In tutta questa storia ci trovo metafore e forse anche anticipazioni a ciò che nella vita sarei diventata o di ciò di cui mi sarei occupata. 



Nel mio mestiere di pedagogista e di formatrice ho la necessità di saper mettere un punto  giglio, di saper utilizzare una smerigliatrice, di saper mettere una cerniera; 
in effetti penso di essere in molte situazioni una "cernieraia", termine che non esiste e mi perdonerà l'accademia della crusca ma mi sento spesso colei che prova ad incernierare diverse situazioni perchè possano toccarsi, a volte ingranare, a volte riparare, a volte chiudersi. 

la cerniera di fatto unisce due lembi. 

Esiste un vero e proprio saggio sulla zip a cura di Robert Friedel dell' Università del Maryland. La zip che utilizziamo ogni giorno per chiudere borse, giubbotti, pantaloni è un concentrato di storia e tecnologia con pochi eguali tra gli oggetti di uso quotidiano. La primissima versione della zip risale al 1851. Fu brevettata da Elias Howe, lo stesso che inventò la macchina per cucire, e fu tutt'altro che un successo: si apriva nei momenti meno opportuni, era difficile da usare, costosa da produrre e si rompeva facilmente. Nel tempo l'evoluzione della lampo non si è mai arrestata. Nuovi materiali e nuove tecnologie l'hanno reinventata più volte; ci sono quelle magnetiche, che possono essere allacciate con una sola mano, o quelle nascoste all'interno dei vestiti che consentono di cambiare la forma e il disegno. 


Ci sono poi le cerniere educative, ancora non brevettate e poco conosciute.

Sono quelle cerniere, di diversi tipi e differenti materiali che vengono utilizzate per tenere insieme le esperienze che i bambini costruiscono, progettano, vivono nei diversi luoghi educativi e nel lungo tempo che una giornata rappresenta.
ma che possono trovare un loro aggancio e una loro "temporanea chiusura" solo a fronte di un adulto che come esperto "cernieraio" avvicina, tiene insieme e unisce. 

Ci sono cerniere robuste, che reggono a materiali robusti e chiudono anche in condizioni difficili, zip esposte a molte sollecitazioni,

aprono chiudono aprono chiudono si fermano a metà si inceppano si bloccano! 

e che possono essere utili a gruppi di lavoro che hanno bisogno di stare vicini e di sentirsi parte di un medesimo corpo.

Ci sono cerniere invisibili agli occhi ma che svolgono la loro funzione meccanica di scorrimento, di allineamento, in cui potersi incontrare e dialogare. 

Perchè per chiudersi una zip necessita di alcune condizioni:
il medesimo tempo.
il medesimo spazio, 
l'incontro e il perfetto aggancio.
Sono spesso le piccole azioni di cura: un dolce, un libro, un tempo di ascolto, una volontà di ricercare il tempo in cui tutti gli ingranaggi potranno incontrarsi.
Ci sono situazioni in cui è necessario che qualcuno aiuti a chiudere e a far scorrere, ed è molto simile al gesto che ciascuno di noi fa verso i bambini quando li aiutiamo a chiudere la giacca, uniamo i lembi, posizioniamo il cursore e i bambini fanno scorrere fino alla chiusura.
Sono minimi gesti di accompagnamento che favoriscono il divenire della situazione.
A volte gli stessi adulti necessitano di qualcuno che soprattutto faccia incontrare i lembi e posizioni il cursore.
Ci sono poi situazioni dove la cerniera è rotta e anche cambiandola non c'è la garanzia di funzionamento; sono le situazioni più logorate dove a volte, apparentemente, molto sembra perduto ma in realtà "basta" cambiare il meccanismo, inventarne un altro, sostituire e ancor più rompere il modello 

e mettere gli alamari.

Sono le situazioni in cui i gruppi pensano di non avere più energie, di non riuscire più a comprendersi, a stare assieme; allora forse si possono trovare altre forme di avvicinamento dove è possibile che non sia lo scorrimento, che richiede simmetria ritmo e sintonia, ma dove la tenuta è data da un'asola che abbraccia un alamaro, lo tiene a debita distanza ma ne garantisce la chiusura. 

Passano spifferi, non è perfetto, ma penso sia più importante tenere lo sguardo sul traguardo e sui guadagni possibili piuttosto che sulla perfezione della chiusura.
Ho imparato l'arte del ricamo e ho conosciuto la perfezione del gesto, lo posseggo, l'ho dentro di me ma molto spesso sono più "cernieraia".
Ho imparato a godere del tombolo ma sono amica del punto erba.
Sarà per questo mio bisogno di natura, sarà perchè il punto erba è uno dei più semplici e più possibili, alla portata di tutti.
E quando non è sufficiente, il punto erba, provo con una zip.

E tu sai cambiare le cerniere? ti senti un po' "cernierai*"?



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