I diritti in cantina.

Sono bastati due mesi due, impegnativi di certo, ma due di numero per vedere i diritti dei bambini e il valore dei servizi dell'infanzia scivolare e scendere in cantina. 
La riflessione amara è che abbiamo costruito esperienze sulla sabbia, quella dolce amara è che non possiamo considerare i nidi e le scuole dell'infanzia esperienze consolidate, quella più digeribile è che dobbiamo rimettere al centro il tema e che lo dobbiamo fare noi che ce ne occupiamo. Nessun altro.

È difficile non cadere nella retorica forse anche perché quando la difesa di alcuni principi sembra essere tanto normale e condivisibile ma ampiamente disattesa, si liquida la questione come retorica. Fatto sta che siamo qui a tenerci stretti e a chiederci da dove e come riprendere. 
Perché sia con senso, con le condizioni necessarie del momento ma non a ogni condizione. 

Stiamo vivendo una sorta di deja vu, è un po' la solita storia; i pediatri, gli architetti, i responsabili della sicurezza, gli assicuratori..... c'è un mondo di discipline e di saperi che a turno alza la voce e manda in cantina la pedagogia. Siamo fin troppo abituati a inchinarci davanti a chi, per un motivo o per l'altro, pone restrizioni ai materiali, agli oggetti, agli spazi, alle sfide e così facendo si restringono le possibilità di esperienza dei bambini. 
Perdiamo ogni volta un po' d'aria. 

E questa volta, è arrivato l'asso mangiatutto. 
Una cosa così non era pensabile, immaginabile, ci ha travolto sconvolto e addolorato. 
Nella logica delle priorità sono state fatte scelte che non mi permetto minimamente di discutere qui, ma ora che potremmo provare a ricominciare, ora che timidamente i piani alti hanno azzardato o ceduto all'idea che fosse necessario ricominciare e mettere in campo la possibilità di restituire aria, spazi, relazioni e vita ai bambini 
ci facciamo cogliere dalla timidezza, 
si tentenna, non si decide. 
Perchè questo è il problema, ora si tratta i prendere delle decisioni.

E la cosa che mi fa pensare è che se si è arrivati a pensare di riaprire i servizi, nelle possibili forme che si immagineranno è  sì per i bambini, per il loro bene ma è soprattutto perchè gli adulti ne avranno bisogno. Ed è giusto, assolutamente, ma di nuovo un diritto diviene ancora più diritto ovvero acquista forza e riesce a fare capolino se sostenuto da un diritto/bisogno maggiore, quello degli adulti. Il fatto che un diritto dei bambini posso esistere se corrisponde ad un bisogno dei grandi continua ad attorcigliarmi le viscere. 

Ne dobbiamo fare ancora di strada, e la faremo. Due mesi di tempo e le dichiarazioni, le esperienze, le storie mostrano la loro fragilità. sembrano scritte con l'inchiostro invisibile. Spariscono e ri- appaiono solo con un incantesimo. 

Arrotolo le maniche e riparto, un po' perchè non voglio e non posso pensare che qualcuno creda che la storia dei servizi per l'infanzia e quella di tanti di noi sia scritta con l'inchiostro invisibile ma soprattutto perchè ho un debito con i bambini. 
Ci aspettano e noi saremo pronti, vorrei poter avere la loro determinazione che quando scavano possono arrivare sino al centro della terra o che con un mantello si sentono invincibili. 

In questi giorni siamo in tanti che ci interroghiamo su come ripartire, 
ci siamo bambini, 
non vi promettiamo cose eccezionali ma vi promettiamo che proveremo ad essere adulti credibili.

...e voi comunque portate il mantello, può essere che in qualche momento ci venga comodo.  

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