Le infinite gradazioni della luce.

Tra nebbie, luci fioche e soli bassi rifletto sul tema dell'ombra. 
che c'è anche se non c'è, anche quando è impastata di fiumana, quella nebbia bassa e pesante che bagna e bagna anche la tua ombra flebile, fragile, accennata. 
Perché un po' di ombra, piccola, sottile come una lama possiamo pensare che ci sia sempre.

E quante ombre esistono? 
Quella generata dal sole è diversa da quella provocata dalla luce artificiale? L'ombra che attraversa una finestra, un vetro, una superficie è differente da una che non deve faticare perché è lì immediata, chiara che si staglia su un qualsiasi piano? direi che ci sono ombre più affaticate di altre, 
ombre che passano inosservate, altre più esuberanti e visibili. 

sono domande, queste,  che mi faccio spesso. 

Amo la luce e la inseguo,
la ricerco,
la corteggio,
la attendo,
ci gioco.

Ma amo moltissimo anche la sparizione della luce, il suo saluto, il suo andare per lasciare spazio all'oscurità che non è mai buio buio per me, piuttosto corrisponde a infinite gradazioni di oscurità.

Nei nidi e nelle scuole dell'infanzia la luce è presente in pompa magna negli atelier e negli spazi in cui diviene materia che entra in dialogo e trasforma oggetti e presenze. Ne permette l'esplorazione sia visuale che sensoriale e promuove una conoscenza poliedrica dei materiali che la intercettano. 
Ed è bellissimo.

Ma è la luce naturale, per me, quella meravigliosa...
quella luce "patrimonio dell'umanità", che è di tutti, che non richiede spazi e tecnologie particolari, se non la curiosità di chi ha l'occhio aguzzo. 
A volte forse non possiamo avere gli spazi e le risorse per un atelier specifico della luce ma possiamo avere il sole e le sue infinite sfumature e temperature. 
I bambini lo sanno molto più di noi. 
Essendo esperti esploratori di spazi piani, quando molto piccoli, e attenti cacciatori di varianti e modificazioni della realtà conosciuta, quando ne hanno l'occasione utilizzano un raggio di sole come materia con cui giocare e spesso danzare. tra gesti leggeri e curiosi di chi sa trattare la scoperta come un dono prezioso da maneggiare con cautela.


Bambini che invitano il sole 
al banchetto del gioco.


Possiamo essere adulti che accompagnano gli sguardi  e le scoperte dei bambini  che hanno tutto il potere della fascinazione e delle mirabilia.

Situazioni che sono impalpabili, immateriali ma che creano atmosfere, scenografie, immaginari in movimento. 

Perché l'ombra è movimento lento ma graduale e costante. Si sposta e ci conduce con una lentezza appassionata a ricerche inusuali. 
Ci concede il tempo dell'indagine, delle domande, delle ipotesi. 
Ed è democratica, si offre a tutti con grande generosità, a volte entra nei nostri luoghi con delicatezza e altre con entusiasmo, quasi prepotenza. Tra le esplorazioni della luce nei nostri atelier e quelle che si offrono tra dentro e fuori nei nostri luoghi quotidiani possiamo costruire esperienze che insistono sul tema dell'ombra, delle proiezioni, dei piani, degli slittamenti delle trasformazioni del rispecchiamento del testimoniare la propria presenza in forme e modi differenti. 

Ma l'ombra apre a tutto il tema del buio, della penombra, della semi-oscurità, dell'oscurità:
degli allungamenti,
delle forme, 
della sfocatura, 
delle sagome, 
della mutazione dei colori, 
delle auree cromatiche. 
le tante gradazioni della luce, di quella in particolare naturale come esperienza quotidiana  che ci accompagna costantemente e che cadenza il tempo. Nelle stagioni,nel giorno, nelle ore e molto spesso nei minuti. Bisogna essere attenti osservatori per accorgersene e se stimoliamo i bambini nello studio della luce in luoghi dedicati, laboratori atelier o altro, poi abbiamo la responsabilità di rimanere in allerta attenti e accorti fuori dai luoghi costruiti e progettati appositamente. Perché il mondo è fuori dai luoghi educativi che, per quanto interessanti colti e curati, rimangono artifici al cospetto del mondo reale.
E i bambini, conquistatori di mondi nuovi lo sanno e se ne accorgono, pronti a raccogliere immagini sbadiglianti, quelle che abitano tra luce e penombra e a catturarle, a tenerle nelle loro mani, ad entrarci dentro sino a divenirne parte. 
Il buio, l'oscurità è l'altra parte della medaglia interessante da indagare, possibilità in cui attivare altri sensi oltre la vista

"fra i sensi l'occidente ha privilegiato la vista.... è così ha svalutato altre sensazioni (auditive, olfattive, tattili..) tutta la nostra vita quotidiana e dunque anche l'idea che ci facciamo del piacere è fondata sull'irritazione di alcuni sensi e sull'atrofizzazione di altri, mai su un tentativo di armonizzazione" (Tanizaki)

Sappiamo tutti quanti molto bene quanto sia fondamentale mantenere attiva tutta la dimensione polisensoriale e allora forse dovremmo accorgerci e mettere a valore tutte quelle situazioni che promuovono l'armonizzazione dei sensi, tutti. 
A volte le cose semplici, è proprio vero, che sono le più difficile da vedere. Nelle situazioni di penombra o in quelle in cui intercettiamo un raggio di sole riusciamo a scorgere "l'invisibile passaggio dell'aria" come sottolinea Tanizaki nel suo Libro d'ombra che ho imparato ad amare nel tempo. La sua sollecitazione sull'imparare ad usare l'ombra per fini estetici e sul fatto che le stanze giapponesi siano fondate sulle infinite gradazioni di buio mi fa sempre riflettere. 
L'eleganza dell'ombra e del buio.


Ci trovo molto di educativo in questo tema, imparare ad avere a che fare con elementi immateriali, impalpabili ma che hanno una forza identitaria e di definizione incredibile. Lavorare sulle atmosfere che invitano e sostengono narrazioni, scambi, incontri, che trasformano ambienti e oggetti dormienti e a volte annoiati in luoghi improbabili, imprevedibili che invitano ad essere gustati. Scegliere oggetti, tema che mi è molto caro da sempre, pensati, con una storia, con un fascino e un'intelligenza capaci di reggere allo sguardo interrogante dei bambini, capaci di presentarsi alla luce in forma differente rispetto all'ombra, che raccontano ombre desiderose di narrare storie e di  trattenere tante e diverse stratificazioni di luce.   

L'invito allora ancora una volta è a vedere oltre, accorgersi di cio' che non sempre splende e che proprio per questo più visibile. 
Assecondare la vista come senso "prepotente" che vuole essere soddisfatto molto spesso a scapito di altri sensi. 
Per fare come il maestro del tè che, nel suono dell'acqua dentro il bollitore, 
crede di udire il vento stormire tra i pini.

È l'armonizzazione.

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