Caos per niente calmo. Si può imparare a volersi bene tra i su e i giù.

Caos per niente calmo.

Giorni strani questi. 
Giorni pericolosi. pericolosi perchè quando ti trovi a disporre di molto tempo e soprattutto quando salta il tuo menage, la tua tanto denigrata routine, vai dall'innamorarti dell'idea di avere tempo alla totale incapacità di organizzarlo questo tempo, di viverlo e abitarlo comodamente. 

Sono giorni in cui fai zapping digitale ovvero apri e chiudi siti, pagine social entri in link leggi, distrattamente perchè tenere l'attenzione ti accorgerai che è una delle cose più faticose in questo momento. 
E' una sorta di caos certamente non calmo, caos di informazioni, controinformazioni, notizie, numeri, grafici che disegnano più le mie onde emotive che il trend di crescita del virus (dati importanti e fondamentali certamente). 
Ci improvvisiamo marinai al tempo del coronavirus per navigare e governare le tempeste emotive e psicologiche a cui tutti quanti, adulti e bambini siamo sottoposti. 

Se gli adulti "tengono" anche i bambini tengono, vero 
Se i bambini "tengono" aiutano gli adulti a tenere, vero
Se il contesto "tiene", spazi tempi , adulti e bambini tengono,  vero

Credo che in questo tempo ci sia richiesto di fare con quello che si ha, ovvero imparare a stare con ciò che si ha, e credo che questa sia una competenza importante e irrinunciabile da inseguire. 
Che vuol dire 
respira fermati respira fermati respira fermati

e accetta che sei in un momento di caos poco calmo. 

Accettalo, facci i conti, accetta di essere un essere finito, con limiti e fatiche, accetta che in alcuni momenti puoi non tenere, come adulto come madre, padre, come insegnante. 
Puoi non tenere, riconoscitelo perchè così potrai riconoscere che anche i tuoi figli, i genitori anziani, i bambini che riempivano la tua quotidianità possono non tenere. 
E se riesci ad ammetterlo allora potrai forse non esserne così spaventata o spaventato. 
Perchè fa spavento sentirsi come ci sentiamo oggi tutti quanti noi, un po' spauriti, disorientati, fragili. Potrebbe quasi essere un inaspettato dono. La riscoperta dello stare in relazione con le nostre emozioni. Quando arrivò nella nostra famiglia una bambina, in affido, i servizi sociali ci dissero che avevano pensato a noi come coppia perchè capaci di stare in forte relazione con le nostre emozioni. Non ne avevamo paura e non avevamo paura di mostrarle. 
Ci ridemmo su per anni, ad ogni minima lacrima ci dicevamo che era per quella fottutissima questione dello stare in relazione con le emozioni. Beh in questi anni abbiamo capito cosa voleva dire, l'abbiamo digerita e bene e al di là di tutto è vero; adulti che non temono di provare emozioni sono adulti scomodi, a volte fanno un po' paura. 
Tutta quell'emotività che ci rende così trasparenti, così attaccabili, così umani così imperfetti, che a tratti diviene quasi insopportabile.

Ecco momenti come questo che stiamo vivendo,  credo possano essere un test che ci mettono di fronte a situazioni caotiche che ci richiedono di volerci bene nelle nostre imperfezioni, nelle nostre fragilità, caducità e provvisorietà. Perchè l'equilibrio per essere tale ha bisogno di riconoscere e vivere situazioni di disequilibrio. Non sto facendo l'elogio del disagio, che comunque trovo molto inclusivo, ma sto dicendo che dobbiamo prenderci come siamo e fare con quello che si ha.
Imparare a fare con quello che si ha, volersi bene in quello che si è e dove si è, significa imparare a valorizzare la vita nel momento in cui la si fa. Vuole dire ancora una volta godere del tempo, intercettare situazioni di senso in un tempo infinitamente lungo che rischia di essere piatto ma piatto non lo è. 
Bisogna essere coraggiosi per mostrarsi agli altri per quello che si è veramente, e questo io penso sia un insegnamento fondamentale su cui lavorare. 
Io sto sulle montagne russe da giorni, in una giornata ho molti su e giù e alla fine della giornata mi dico che sommando i su con i giù e calcolando la media sto in equilibrio. l'equilibrio è una questione di media? no, non so ma penso che sia qualcosa non di immediato, il frutto di un tempo lungo nel quale ci si concede di essere dentro al caos, dentro alla bellezza, dentro alla tranquillità dentro ai tanti stati d'animo. 

Dobbiamo volerci bene nei nostri su e giù e come a volte ci incantiamo a guardare il correre delle nuvole che cambiano  nella luce, nelle forme e disegnano nuovi orizzonti immaginifici, ecco potremmo decidere di incantarci e di sorprenderci sorridendo affettuosamente a noi stessi

volendoci bene. 

Accogliendo il nostro caos poco calmo come misura per "tenere" i su e i giù degli altri vicino a noi.
Benvenuti su e giù. 







Commenti

  1. Quanto mi ci ritrovo! Ancora mi devo abituare anzi ... Spero di non abituarmi mai a questo su e giù. L'abitudine è una brutta bestia per me! Il fastidio di questo su e giù lo sento nella pancia, lo sento nel cuore e nella testa. A volte inizia come un dolore ma se riesco a trovare il coraggio di abbracciarlo ecco che si spiega in mille altre sfumature fino a trasformarsi in un dolce momento di coccola personale. Nel processo di trasformazione prendo confidenza con me stessa, le mie emozioni, le mie fragilità e riscopro l'energia per riprendere a salire. Grazie Laura. È sempre bello ritrovarsi, in qualunque modo avvenga.

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