Marte andata e ritorno. brevi note di un'esperienza che tutti davano per impossibile.


Nuovo equipaggio, nuovo equipaggiamento, nuove regole.
Mantenere le distanze, memento universale da ripetere come una litania più volte al giorno.
Si parte. Giugno 2020



1/5 è troppo, troppo poco.
Non è sostenibile,
non si riesce,
si può fare ora però, a settembre come sarà...
non si può più fare quello che abbiamo sempre fatto.
Non ci sono più le sezioni,
i bambini non possono più scegliere,
è un tornare indietro.
Mi sento sola
non ho più il gruppo delle colleghe,
sono responsabile di tutto io,
alla fine della giornata sono stanchissima.

Il tempo va veloce
e poi va lento,
è schizofrenico
prende delle accelerate incredibili
ruzzola ....... ma poi rallenta.

Abbiamo bisogno di indicazioni precise, ne avremmo un bisogno come dell'aria,  le aspettiamo da tempo ma non arrivano.
E il tempo passa dentro ad un'attesa infinita.

Siamo su Marte, un pianeta  lontano dalla terra e con una certa idea di distanziamento!!

dobbiamo rivedere la categoria dell'impossibile.


Rientriamo a casa, ai giorni nostri. 
Cosa è successo?
In pochissimo tempo i servizi hanno riaperto dietro decisioni politiche più o meno condivise che hanno fatto si che si corresse. In questi ultimi 50 giorni siamo passati da 
non se parla
dobbiamo capire
vedere
pensare

si fa e subito.

Piccoli gruppi e adulto di riferimento, quei piccoli gruppi che abbiamo sempre difeso e auspicato ora sembrano quasi claustrofobici. Poco, anzi per niente sostenibili, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista della possibilità per tutti i bambini e tutte le famiglie di poter prendere parte all'esperienza educativa. Troppi a settembre rimarrebbero fuori. e anche solo che ne rimanesse fuori uno- di bambini- sarebbe troppo comunque.

Spazi definiti dentro e fuori.
Siamo passati da una resistenza  a casa al confinamento a scuola. (è proprio vero?)
Maggiore controllo maggiore sicurezza.
Ma è proprio così? E' la logica del controllo quella vincente? O quella della responsabilizzazione. 

dove volge lo sguardo?

Siamo al tempo della cartina tornasole, siamo ai giorni di alcune verità.
SE negli anni avremo lavorato in una dimensione di autonomia, libertà di scelta, corresponsabilità, collaborazione, se avremo offerto ai bambini e alla bambine la possibilità di investire sulla loro esperienza educativa allora forse potremo accogliere ancora una volta questa sfida, e non farci fagocitare dall'ossessione subdola del controllo.

E' il tempo nel quale anche noi adulti potremo imparare a sbarazzarci di molti concetti inutili e forse a disimparare molte situazioni e impianti complicati ( e non complessi), per impararne altri utili alla vita su Marte.

Alla fine cosa vogliamo? Cosa vorremmo sentirci dire?
Quali scenari desideriamo e quali stiamo coltivando?

Perchè in questi mesi mi sono chiesta quanto sono in grado di sentirmi una professionista nomade, che cerca di trovare sempre un modo possibile per vivere e per lavorare in contesti  nuovi e sfidanti.

e allora mi sono fatta alcune domande.
Domande che mi aiutano a orientare il pensiero e a curare la mia sete di risposte e di pianificazioni, che non potrà essere tanto soddisfatta se non con un cambio di prospettiva.
Quella prospettiva che ci fa essere  osservatori all'avanguardia; 
e allora mi sono chiesta

- quale confidenza ho con l'incertezza?
- so abitare comodamente le situazioni critiche?
- ho proposto e offerto ai bambini stesse situazioni  critiche?
- ho costruito in questi anni relazioni con le persone che mi permettano di avere anche pessime idee, di attraversare i luoghi del pensiero più bui, dove poter mettere sul banco ogni genere di idee senza sentirmi giudicata? dove cioè poter cercare nuove latitudini perdendomi e ritrovandomi?

E ancora:

- so stare in silenzio? e attendere?
in queste ultime settimane nelle quali la tentazione di intervenire a bordate assurde era quotidiana ho provato a trattenermi? con responsabilità, provando a mantenere saldi i nervi per continuare  a riflettere?
- chi sono?
una persona dai facili fuochi? che si accende ad ogni commento e ad ogni boutade?

serve questo in questo momento?

o forse nell'idea di accompagnare gruppi di lavoro, già provati e attraversati da scorribande di notizie e contro-notizie, mantengo un certo contegno mentale e riflessivo?

Ecco alla fine io vorrei tanto questo.

Vorrei che a tutti quanti che operiamo a titolo diverso nell'educazione,   fosse possibile tacere.
Rimanere in silenzio non per non esporsi, al contrario, per me  schierarsi oggi significa rispettare il silenzio, fare vuoto di parole.

Penso possa avere un significato quasi scandaloso, come succede nei contesti artistici, quando tutto diventa molto semplice esageratamente semplice ecco che l'opera d'arte assume un valore scandaloso nella sua unicità e semplicità.

Lo scandalo del silenzio che opera, che si fa laborioso, che non ha la presunzione di sapere come si fa ma che prova a stare nelle situazioni con quello che ha e che per quello che può e che continua a lavorare con mitezza rivoluzionaria.

Ecco io vorrei questo, una mitezza rivoluzionaria in educazione.

Io conosco persone, realtà e situazioni che in queste settimane stanno incarnando questa immagine.

Convocati da un imperativo categorico kantiano: educare è sempre possibile,

non ho detto facile, ho detto possibile.

Sono professionisti dell'educazione che sono stati su Marte più e più volte e che puntano a
Goblin, il pianeta più lontano dalla Terra. 

Commenti